574 milioni di euro di indennizzi pagati dallo Stato negli ultimi 5 anni, in base alla “Legge Pinto”.

In base alla c.d. “Legge Pinto”; in favore di cittadini e imprese aventi diritto; per la durata irragionevole dei processi; dato “ufficiale” confermato dalla Ministra Marta Cartabia.

1. “Legge Pinto”.

1.1 La Legge n. 89.2001 (e successivo modificazioni) prevede che i cittadini e le imprese, che sono rimasti coinvolti nelle ben note lungaggini della Giustizia italiana, hanno diritto ad essere indennizzati attraverso una equa riparazione economica a carico dello Stato.

All’epoca, tale intervento normativo fu anche il frutto delle ripetute contestazioni e sollecitazioni della U.E. riguardo all’eccessiva ed irragionevole durata delle procedure giudiziarie italiane.

1.2 Nel corso della recente 47ª edizione del Forum internazionale Ambrosetti di Cernobbio (3-5 settembre 20219), l’autorevolissima Ministra alla Giustizia, Marta Cartabia (che, finalmente, dopo anni di parole sta riformando davvero e in concreto la Giustizia civile e penale!), prima di esporre i dati numerici, nel suo intervento “ufficiale” ha puntualmente evidenziato che lo Stato italiano è tenuto a pagare un indennizzo ai cittadini che “patiscono una violazione del loro diritto alla ragionevole durata del processo, un diritto – ricordiamolo – riconosciuto tanto  dalla costituzione quanto dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo”.

Tornerò successivamente sugli aspetti operativi più importanti di questa Legge.

2. 574 milioni di euro di indennizzi pagati in favore di 95 mila 412 persone.

2.1 L’importo complessivo di 574 milioni di euro è il risultato complessivo di 95.412 decreti giudiziari, decisi in favore di cittadini ed imprese che, loro malgrado, sono rimasti in attesa di giustizia più – anzi, molto, molto più – a lungo del dovuto.

2.2 Tali decreti, in base alla citata “Legge Pinto”, e i relativi ed enormi indennizzi liquidati:

– Per un verso, sono la riprova oggettiva che la “Legge Pinto” è concretamente operativa ed efficace, smentendo i tanti scettici che ne avrebbero diritto ma vi rinunciano sfiduciati perché: “tanto non è vero”, “non è possibile”, “tanto lo Stato non paga”.

– Per altro verso, sono un’evidente e grave conseguenza negativa e dannosa economicamente anche per lo Stato del cattivo funzionamento della Giustizia.

3. Ritardi su ritardi e costi “al quadrato” per lo Stato.

Nel suo già richiamato intervento, la Ministra Cartabia è stata cruda ed impietosa sul punto, affermando: “Ovviamente la gestione di questa grande quantità di richieste di indennizzo genera a sua volta ritardi. Perciò siamo al paradosso che lo Stato paga anche indennizzi per il ritardo con cui paga gli indennizzi per i ritardi nell’amministrazione della giustizia. Ritardi al quadrato. Costi al quadrato” (…) “Pensiamo a quali benefici avrebbero potuto portare quei fondi – e tutti quelli in passato spesi – se fossero diventati investimenti, anziché indennizzi per violazione di diritti”.

4. Due necessità ed impegni nei prossimi mesi.

4.1 In primo luogo, misure normative ed organizzative per accelerare i pagamenti degli indennizzi in favore dei cittadini e delle imprese aventi diritto, sulle quali tornerò successivamente.

4.2 In secondo luogo, effettiva conclusione degli iter istituzionali in corso per le avviate riforme del processo civile e del processo penale e misure organizzative concrete ed efficaci per la loro effettiva attuazione.

4.3 Grazie agli effetti positivi di quanto sopra sulla materia in argomento, mi piacerebbe tantissimo che tra qualche anno nessuna abbia più bisogno di attivare la “Legge Pinto”.

Ciò in quanto:

– Da un lato, significherebbe ottenere risposte giudiziarie in tempi “ragionevoli” da parte dei cittadini.

– Dall’altro lato, comporterebbe il risparmio di rilevanti risorse finanziarie pubbliche da parte dello Stato, da destinare a tutti gli investimenti, gli ammodernamenti e le innovazioni di cui necessita la Giustizia italiana.

Avv. Carla Lunedei

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